Racconti Erotici > Lui & Lei
> Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 8 - dalle 15 alle 16
Lui & Lei
Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 8 - dalle 15 alle 16
di Parrino
10.11.2022 |
884 |
1
"Ti stacchi da me solo per un attimo, quanto basta per sfilarmi con veemenza la maglia, poi ti avvinghi nuovamente al mio corpo e riprendi a divorare la mia..."
«Indimenticabile?», dico giunti a ridosso dell'auto, mentre poggi la schiena alla fiancata.«Considerato il percorso che ci ha portati qui... puoi darmi torto?», chiedi arricciando i peli del mio petto che s'intravedono dallo scollo della polo.
«No. In effetti non potrei», confermo senza ricorrere per una volta alla mia consueta ironia.
Il tragitto per il rientro in città scorre piacevolmente tra chiacchiere, carezze e baci fugaci. Arrivati al mio appartamento posteggio la vettura e ti guido verso il palazzo. Chiamo l'ascensore e, nell'attesa che la cabina arrivi al pianterreno, mi pongo dietro di te abbracciandoti e baciandoti il collo e le guance. Quando le porte si aprono, la mia e la tua lingua sono già intrecciate, i nostri corpi attaccati e le mie mani impegnate ad esplorare nuovamente i tuoi splendidi seni.
Ti spingo all'interno, e non posso trattenermi dallo scostare ancora una volta il tessuto che cela ai miei occhi quelle rotondità paradisiache. Nude, le impasto a piene mani, non mancando di lasciar scivolare tra le dita i capezzoli per poi stringerli vigorosamente.
Non ti sottrai quando le mie dita scendono lungo i tuoi fianchi, per afferrare il lembo inferiore del vestito e sfilartelo dalla testa, lasciandoti completamente nuda davanti a me. Osservo la tua immagine riflessa allo specchio intanto che le porte dietro di noi si spalancano seguite dal suono del campanello atto a segnalare l'arrivo al piano.
«Sei stupenda - ti sussurro all'orecchio - perfetta», continuo disegnando col dorso delle dita le linee morbide del tuo petto, della tua vita, del tuo bacino.
Arretro di un passo attirandoti poi nuovamente a me in modo da coprire il sensore di movimento e impedire la chiusura delle porte della cabina.
«Qualcuno può vederci», dici con voce suadente.
«Siamo all'ultimo piano. E l'unico altro appartamento su questo pianerottolo è vuoto. Nessuno potrà vederti... purtroppo», replico continuando ad accarezzarti.
«Purtroppo?», chiedi con voce rotta dall'emozione.
«Guardati - dico indicando lo specchio con un cenno del capo - sei bellissima, sensuale, incantevole, e la voglia che traspare dai tuoi occhi ti rende irresistibile. Chiunque sarebbe fortunato ad ammirarti anche solo per un istante in queste condizioni».
Sospiri, chiudendo gli occhi per un momento.
«Ma solo io avrò questa fortuna», concludo prima di afferrarti dai fianchi, trascinarti fuori dalla cabina e sbatterti contro il pannello della porta blindata del mio appartamento. Ti blocco le mani in alto con le mie, e cerco ancora la tua bocca, famelico. Non passa molto prima che intrecci le tue gambe attorno al mio bacino. Riesco a percepire il fuoco che arde tra le tue cosce finanche attraverso il tessuto dei jeans. Libero le tue mani, che corrono ad afferrare il mio volto per attrarmi ancora di più a te. Con un braccio ti sostengo dal sedere, con la mano libera riesco non senza difficoltà ad estrarre le chiavi dalla tasca. Le inserisco nella toppa e faccio scattare la serratura mentre tu continui a baciarmi con foga e a muovere convulsamente il bacino per stimolare il tuo sesso contro la stoffa dei pantaloni in corrispondenza della mia erezione.
Senza mollare la presa, trascino il trolley in casa e richiudo la porta spingendola con la pianta del piede. In braccio, ti porto direttamente in camera da letto, adagiandoti sulla trapunta che riveste un comodo materasso a due piazze. Ti stacchi da me solo per un attimo, quanto basta per sfilarmi con veemenza la maglia, poi ti avvinghi nuovamente al mio corpo e riprendi a divorare la mia bocca. Passano solo pochi secondi prima che avverta le tue mani armeggiare con i miei pantaloni. Slacci la cintura in men che non si dica, mentre la fretta ti porta a incontrare difficoltà ben maggiore con i bottoni. Ti aiuto in quest'ultima impresa, abbassando oltre ai jeans anche l'ultimo indumento che impediva ai nostri corpi di restare completamente nudi.
Il contatto col tuo corpo morbido e caldo è inebriante. Avverto distintamente i tuoi capezzoli turgidi premere contro il mio torace, una chiara testimonianza del tuo stato di eccitazione. Come, a dare atto della tua voglia, è il tuo sesso bollente e pregno di umori. Le tue labbra schiuse sembrano quasi abbracciare la mia asta dura, il movimento del tuo bacino fa l'effetto di una masturbazione frenetica, e i tuoi umori investono copiosi la mia carne e i peli pubici di entrambi.
Puntellandomi con le mani, mi sollevo sopra di te. Afferro i tuoi polsi e li blocco ancora una volta sopra la tua testa, con una sola mano. Con l'altra ti accarezzo il volto.
«Non pensare di lasciarmi ancora così», dici con voce roca e in tono minaccioso.
La mano che ti accarezzava ti cinge il collo, per tenerti il capo premuto sul materasso.
«Altrimenti?», ti sfido.
Provi a dimenarti, ma il tuo corpo è bloccato sotto il peso del mio, le tue braccia non riescono a liberarsi dalla mia presa e persino alla testa è impedito qualsiasi movimento. Non ti arrendi subito, continui a lottare per diversi secondi, ma le tue mosse si fanno via via meno convinte. Sorrido quando ti lasci finalmente sopraffare con uno sbuffo spazientito. Ti libero le mani, e mi rendo conto troppo tardi dell'errore nel quale sono incappato. Mi dai un leggero spintone, che mi porta a spostare il peso del mio corpo su una sola gamba. E' allora che artigli ad essa la tua, facendomi perdere l'equilibrio e dando fondo a tutte le tue energie per ribaltarmi con un rapido movimento delle braccia.
Ti guardo con un'espressione di stupore, sdraiato di schiena sul materasso. Con un sorriso trionfale, sali a cavalcioni su di me. I tuoi occhi, le tue labbra, i tuoi seni sono una visione che mi lascia senza fiato, le labbra della tua vagina premute contro il mio glande non fanno che alimentare la mia voglia.
«Visto cosa succede a sottovalutarmi?».
«Ma non vale, ti eri arresa».
«Non mi pare di averlo detto», replichi serafica.
Platealmente sconfitto, depongo le armi. «Comunque potrei liberarmi facilmente».
«Se volessi farlo... ma non vuoi».
«No, non voglio».
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.